Questa trascrizione è stata scritta da Damir Chernichenko. Se vuoi aiutare anche tu con le trascrizioni del podcast contattaci!
Allison Dye:
Ciao a tutti e Benvenuti al podcast, “ma non sembri malata”, io sono Allie e sono qui con Nikita e oggi abbiamo un’ospite davvero speciale, vero Nikita?
Nicole Calvani:
Yes, abbiamo qui con noi Vanessa.
Vanessa Maranzano:
Mi sento una superstar cosi.
Allison Dye:
E sei proprio una superstar Vanessa.
Vanessa Maranzano:
Diciamo.
Allison Dye:
Allora parlaci un po’ di te. Lei è una carissima amica nostra, però vogliamo farla conoscere a tutti voi che ascoltate. Quindi Vanessa, raccontaci un po’ di te.
Vanessa Maranzano:
Allora il fatto è che quando devo raccontare di me io non so dove cominciare perché tipo, Oh mio Dio, è come quando devi fare un colloquio di lavoro e ti dicono dicci chi sei e tu, ma non lo so neanche io chi sono, come faccio a dirlo a voi? Comunque allora intanto vorrei dire che io ho conosciuto Nicole proprio tramite la nostra diagnosi che è la stessa, quella di mastocitosi sistemica. Poi abbiamo anche altra roba, ma vabbè. E questa è la cosa che ci ha accomunato. Ed è stata una conoscenza che poi ovviamente mi ha portato a conoscere anche te, Allison, e ed è stata una cosa che mi ha fatto capire come cominciare a trattare della mia malattia anche sui social, perché io penso che ognuno di noi fa un percorso diverso per accettare la propria diagnosi e io all’inizio non riuscivo a parlarne con nessuno. E soprattutto mi rendevo conto di come c’è un pregiudizio assurdo, non per il fatto di essere malata o disabile, ma proprio in Italia c’è un modo di ragionare che è totalmente diverso da come ad esempio si fa in America. E non so se tu puoi confermare questa cosa, perché io all’inizio, quando non riuscivo a parlarne, la cosa che ho fatto subito era cercare qualcosa con cui potermi confrontare. Quindi cercavo pagine che parlassero della malattia. O pagine che facessero informazione in qualche modo. Perché poi voi sapete che diventiamo un po’ i medici di noi stessi perché non ci ascolta nessuno?
Allison Dye:
Siii.
Vanessa Maranzano:
O perché sì, perché è come se qualsiasi cosa pensiamo siamo pazze. Quindi l’unico metodo di confronto per non sentirci pazze è vedere altre persone che passano quello che passiamo noi. E in italiano? Io non trovavo nulla, cioè né tramite gli hashtag né tramite i nomi delle pagine. Invece in inglese trovavo milioni e milioni di persone. Milioni, magari facevo migliaia, magari comunque un sacco di persone che ne parlavano, che avevano delle pagine dedicate, che sensibilizzavano, che facevano arte a tema, che facevano meme, che facevano la qualsiasi. In italiano nemmeno l’ombra.
Nicole Calvani:
Confermo!
Vanessa Maranzano:
Sì, e mi sono resa conto che la logica in Italia è non dare questa soddisfazione agli altri, cioè come se sono cose che vanno tenute segrete, perché si deve tenere la bella faccia come quando non vuoi si usa da me tipo non devi dare sazio agli altri, che tu hai un problema o che tu sei malato, che tu soffri come se dovessi mantenere sempre la parvenza, un po’ come quando eri piccola. Tipo c’era la gita a scuola, no. E magari i genitori ti dicevano, tu non dire che non puoi andare nella gita perché magari non hai soldi. Tu dì che non ti va, OK?
Nicole Calvani:
Si si.
Vanessa Maranzano:
Cioè non devi fare sapere agli altri che tu hai un problema, che tu stai male sempre, questa cosa delle apparenze, della perfezione. E ed è veramente un pensiero malsano. Non dico che ce l’hanno tutti, ma è una filosofia che va molto in Italia.
Nicole Calvani:
Troppo.
Allison Dye:
Sì, e posso confermare che questa mentalità purtroppo c’è anche qui in America, questa cosa del non dire che si hanno problemi, che non è una cosa realistica, ne abbiamo tutti problemi. Però purtroppo sì, ci sentiamo questo bisogno di tenere nascosto tutto. Io ultimamente mi sto accorgendo che per far sentire a loro agio le altre persone cerco di non raccontare dei miei problemi. Se io dico sì ho preso una sedia a rotelle, sento che c’è silenzio assoluto, nessuno sa cosa dire e mi sento tipo in colpa che io dovrei tenere invisibile la mia malattia invisibile perché se la rendo visibile a tutti si sentono scomodi.
Nicole Calvani:
Ma uno sciogli lingua Allie da paura, sei stata bravissima, no ha ragione.
Vanessa Maranzano:
Secondo me la loro incapacità di reagire è data proprio dal fatto che non c’è sensibilità, non c’è informazione e non vogliamo assecondare questa cosa perché è un cioè è un loro limite non saper reagire. Non un nostro problema.
Allison Dye:
Esatto.
Nicole Calvani:
Brava.
Vanessa Maranzano:
Io posso essere sensibile, nel senso che non mi aspetto da te che mi dici chissà quale parole o che mi fai chissà quale discorso, perché capisco anche la tua difficoltà di non avere a che fare magari con questo tipo di cose o di non sapere che dire, ma nemmeno mi posso sentire io a disagio per la mia quotidianità o per quello che io vivo. Cioè io questa cosa ce l’ho costantemente, la sensazione di non poter parlare, non potermi sfogare, non poter dire come sto. Perché mi rendo conto che gli altri non lo sanno reggere e quindi devo sempre pensare a essere io più forte, non far vedere che sto male perché sennò gli altri vanno in difficoltà, ma non è normale che ci facciamo carico di tutto ciò.
Allison Dye:
Ah, no, no esatto.
Nicole Calvani:
Concordo pienamente, concordo. Anch’io ogni giorno purtroppo passo tutto ciò. Quindi sì, anch’io. Insomma probabilmente la maggior parte delle persone che si trovano nelle nostre condizioni.
Vanessa Maranzano:
Sì, perché poi finisce che cioè non è che viviamo semplicemente il peso di una vita diversa perché abbiamo delle patologie, poi ci sono altre 300 miliardi di cose che la gente non ha idea e magari appunto, all’alimentare l’ignoranza in modo assurdo perché poi magari tu decidi di parlarne e ah ne parli per attirare l’attenzione a questo. Quello cioè? E proprio rendersi conto che qualsiasi sforzo farai nella vita per affrontare le cose al meglio e ci sarà sempre qualcuno che non capirà mai un ca.. posso dirlo c***o? è veramente assurdo. Cioè io quando c’è qualcosa che non conosco cio il pieno rispetto e il fatto di sentirmi ignorante nei confronti di quella cosa, di dire io ti ascolto pienamente per cercare di capire la tua realtà delle cose. E poi forse mi posso fare un pensiero al riguardo. E invece no, c’è questa cosa a priori di giudizio, ma vale per tutto. Cioè noi lo vediamo in quanto persone che hanno una malattia, ma vale per qualsiasi cosa che non rientra nella norma, che già solo la parola norma, cioè è un fatto. lo dico sempre a ripetizione, fino a farmi sdegnare. Ho fatto una tesi di 150 pagine su quanto io odio le norme, che è una tesi sul femminismo e ha a che fare con tutto questo perché non c’entra solo essere fare parte della comunità LGBT, essere donna o essere disabile, cioè è in generale la tendenza che purtroppo prevale troppo di avere un atteggiamento del cavolo verso qualsiasi cosa non rientra in questa suddetta norma che in realtà non dovrebbe esistere. E questa cosa è anche la cosa che poi diciamo è quella che si cerca in generale di combattere nei social, cioè questa cosa che dovrebbe apparire solo alla nor.. la perfezione no? Quindi se nei social deve apparire la perfezione, le vite perfette e i viaggi o non so che cosa di queste vite preconfezionate, una persona che parla della malattia o di determinate cose brutte sembra una nota stonata, così come io che nel mio profilo mi occupo anche di cose diciamo ad ambito lavorativo. Perché io ho deciso di cominciare a sfruttare quello che ho fatto dopo aver studiato anni e anni, facendolo anche sul mio profilo. Perché io mi sono laureata in comunicazione, mi sono specializzata, mi sono abilitata all’insegnamento e tutte queste cose qua. Però trovare lavoro per delle persone come noi che hanno delle limitazioni fisiche non è così facile. Perché devi trovare dei datori di lavoro che comunque rispettano il fatto che tu abbia un determinato vissuto e sia molto difficile per te a livello fisico gestire determinate cose. Ciò non vuol dire che tutto il tuo studio, tutte le tue competenze a livello intellettuale siano nulle e quindi io ho cominciato a voler smettere di sottovalutarmi e usare tutto quello che so per usarlo anche a livello lavorativo e crearmi qualcosa di mio perché comunque mi rendevo anche conto che è pieno Instagram di persone che in realtà non hanno nemmeno studiato e sono coach improvvisati di qualsiasi cosa. Io che avevo le competenze per farlo.. ho detto, ma perché io mi sottovaluto così tanto? Perché poi alla fine cadi nella trappola del io voglio sensibilizzare, io voglio parlare, io voglio che la gente veda cosa significano certe cose. Ma poi a volte tu stessa sei in trappola nel pregiudizio o in determinati limiti mentali che ti imponi da sola quando non te lo dovresti meritare. E la gente, non essendo abituata, magari pensa anche, ma cioè questa persona fa questo lavoro però dice apertamente di essere malata. Come se questo dovesse dare in qualche modo un limite alla mia professionalità. Secondo me una delle cose che ha più senso ad oggi per qualsiasi brand, per qualsiasi azienda e per qualsiasi stile comunicativo è uno l’inclusività, due la trasparenza e tre le persone hanno bisogno di un senso di realtà. Perché secondo me le persone a prescindere che abbiano una malattia o no. Sono stanche di vedere questa perfezione sbattuta in ogni dove o questo senso di dover competere con questa perfezione che appunto vedono le vite degli altri così perfettamente impacchettate e vedono che la loro non lo è e questa cosa li deprime. Quindi. Io posso essere una persona che ha la mastocitosi sistemica. Posso essere una persona che sta male? Posso essere una persona disabile? Posso essere una persona super professionale, cioè ognuno di noi può essere più cose, è come il fatto del non so se voi l’avete visto, ma penso di sì, sempre su Instagram, perché noi stiamo di più là, quindi io parlo sempre di questo social che si, comunque questo lavoro della comunicazione, forse lì tu Allie mi puoi capire, parla sempre di più di “nicchia” Fino allo sfinimento.
Nicole Calvani:
Parla sempre di?
Vanessa Maranzano:
Di “nicchia”, cioè che tu devi avere un target, devi individuarlo o ti devi riferire solo a quello, altrimenti non puoi… che io l’ho studiata, lo so cosa significa, ma per me non ha senso. Come la diciamo.. come la pongono alcuni di loro. Perché è impensabile che noi siamo una cosa sola, a parte il fatto che ci sono un sacco di persone multipotenziali come me. E poi non si può essere una cosa sola. Fare una comunicazione mirata, che sia armonico, che abbia un senso, non significa concentrarsi su una cosa sola. Perché, per esempio, noi potremmo dare un sacco di coraggio e di forza a tutte quelle persone che hanno delle ambizioni ma allo stesso tempo, appunto, hanno una malattia. Se io parlassi solo di comunicazione, solo di malattia, non potrei fare entrambe le cose, non so se ha senso questa cosa.
Nicole Calvani:
Certo, ha super senso direi, anzi, anzi.
Allison Dye:
E sto pensando Vanessa che tu stai dicendo tipo questo? Tu stai riferendo al all’ambito del dei social e di questo lavoro? No, che tu devi essere tipo una persona che parla solamente di una cosa e penso che questa cosa lo vediamo anche nella società. Magari chi ascolta non vede questo fenomeno con il lavoro e tutto però si vede nella società. In senso io devo essere solamente un’amica e non posso essere un’amica che ha una malattia invisibile. Posso essere solamente un’amica divertente, felice e non posso avere una malattia perché poi mamma mia che pesante, cioè capito? E penso che lo vediamo anche nella società. Dobbiamo essere felici, deve andare tutto bene e non possiamo avere anche una malattia e non possiamo essere anche molto brave al lavoro.
Vanessa Maranzano:
Esatto allora io in realtà sono arrivata a tutto sto ragionamento tramite una cosa che ho scoperto di recente, cioè? Io ho sempre avuto una mente tipo iperattiva che penso a ottocento cose contemporaneamente, ne vorrei fare novecento e questa cosa l’ho sempre vissuta negativamente. Poi ultimamente ho scoperto il concetto di multipotenziale che ho detto oddio lo sono stato tutta la vita e non l’ho mai capito e riflettevo su questa cosa che comunque fin da piccola ti dicono cosa vuoi fare da grande e tu devi dare una risposta. Cioè tu in ogni caso sei sempre incanalato dal percorso scuola della società, da qualsiasi cosa, come se tu dovessi imboccare un percorso e se tu non lo hai chiaro questa cosa in qualche modo ti fai sentire in difficolta, quando io veramente penso che ti serve tutta la vita per scoprire chi sei e tutto quello che puoi essere e che sia appunto, posso essere un’amica stupenda, ma posso essere in certi giorni anche una persona malata che non riesce a essere buona neanche per se stessa. È come se non sei visto ad accettare in società che c’è il bianco e nero, che ci sono le sfumature nel mezzo che una persona ha bisogno di essere più cose. E questo vale poi in tutti gli ambiti. Solo che magari noi che sperimentiamo certe esperienze di vita un po’ più pesanti riusciamo a essere un po’ più sensibili, a ragionare un po’ di più su questi concetti rispetto magari ad altre realtà. O chi ha i pregiudizi in generale così alla cieca?
Nicole Calvani:
Esatto, no, no, anche secondo me. Cioè concordo con ogni parola che hai detto Vane, senti un po’ vane, vane, vane, vane. Allora come le esprimi queste multipoten.. Ora riesco a dirlo, vediamo, Eh, multipotenzialità.
Vanessa Maranzano:
Allora inizialmente io ho cominciato a stare male sette anni fa, la mia storia, diciamo, è abbastanza lunga. Perché poi la diagnosi l’ho avuta solo tre anni fa, di massocitosi sistemica, però nel mezzo ci sono state altre tremila patologie pure che ho tutt’ora e la lista, come voi sapete, va sempre ad allungare. E poi quindi all’inizio la prima cosa che mi è venuta da fare quando ancora però non riuscivo a parlarne perché mi è partito tutto con problemi proprio a livello gastrointestinale, non riuscivo a mangiare nulla eccetera. E la prima cosa che mi è venuta da fare, siccome io ho sempre amato mangiare e non lo potevo fare più, quindi ho ho creato una pagina su Instagram dove facevo ricette perché era il mio modo di non mollare fra virgolette perché a me io stavo perdendo la voglia di cucinare, la voglia di mangiare, la voglia di fare qualsiasi cosa. Quindi ho cominciato a dire, se io mi pongo il fatto che devo fare… Devo pubblicare delle ricette. Metto in moto il cervello per cercare alternative, quindi era come una sorta di automotivazione la pagina di ricette su Instagram che l’ho tuttora, solo che è andata sempre più a restringersi perché prima dovevo togliere solo il lattosio, poi il glutine, poi l’istamina poi qualsiasi cosa ma vabbè quindi tutto è cominciato con le ricette e anche tramite questa pagina, siccome vi ho detto che all’inizio non riuscivo a parlarne, poi me la sono presa a mo di nervosismo, nel senso di dire ma perché non lo devo fare? Ma perché in America, cioè io mi lamento, no? Che vedo che in America esistono questo tipo di pagine, in Italia no, ma se non lo faccio io chi lo deve fare? Se non lo faccio io, chi lo fa per me? Se non sono io la prima a rendere visibile quello che vivo, come posso lamentarmi del fatto che non ci sono altre pagine o altre persone italiane che lo facciano? Ad auto sfidarmi i miei blocchi per cominciare a parlarne. E se non l’avessi fatto non avrei mai conosciuto, per esempio voi. O un sacco di altre persone che adesso per me sono importanti nella mia vita.
Allison Dye:
Sì, sì.
Nicole Calvani:
Questa è una bellissima cosa, secondo me è un ragionamento che dovremmo applicare su tante altre cose.
Allison Dye:
Sì, sì, sono d’accordo.
Vanessa Maranzano:
Sì, l’esempio che vuoi vedere nel mondo, cioè non ti puoi lamentare se in primis tu non fai quello che vorresti vedere negli altri.
Allison Dye:
Come io e Nikita abbiamo scelto di creare questo podcast perché io dicevo a Nikita in inglese esistono tanti podcast di persone che hanno malattie invisibili e che raccontano le loro storie. E mi piace tantissimo sentire persone che sanno proprio quello che sto passando io e in italiano non esistono e io voglio sentire le cose in Italiano.
Nicole Calvani:
Poi si chiede, perché in italiano non esistono? Va nella risposta.
Allison Dye:
Sì, sì.
Vanessa Maranzano:
Perché c’è una cultura qua? Non lo so. Troppo prosciutto sugli occhi, troppa ignoranza. Però io adesso non voglio dire che tutti gli italiani sono così, no? Però ce ne accorgiamo in tanti, da tanti punti di vista. Potremmo prendere tremila argomentazioni politica o il fatto che vanno molto di più i programmi trash che quelli che sono minimamente intelligenti. Cioè purtroppo l’italiano medio fa fatica e soprattutto è questione di generazioni. Io vedo che la generazione mio fratello è più piccolo di me, ha vent’anni la loro generazione, io ne ho 27, è mille volte più avanti. Cioè loro hanno molto spesso una maturità un’empatia, una sensibilità mille volte più sviluppata della generazione dei nostri genitori. Lo stesso motivo per cui vediamo che tutti noi diciamo giovani siamo scappati da Facebook perché all’improvviso è diventato il Regno della generazione dei nostri genitori. Però non di quelli che si salvano, ma di quelli proprio ignoranti.
Nicole Calvani:
mah che paura, non mi ci far pensare però.
Vanessa Maranzano:
Attenzione, io non condanno l’ignoranza, io sono ignorante su un sacco di cose. Io quando intendo ignoranza in modo dispregiativo intendo la cattiveria ignorante, cioè quella di chi giudica, quella di chi sta lì a prendere a parolacce persone che possono venirgli figli, quelli che dicono che se sei lesbica o gay ti vogliono prendere a legnate. Cioè guardate che ragazzi. Cioè la nostra generazione più adulta, che dovrebbe essere di esempio. È veramente triste da guardare nella maggioranza.
Nicole Calvani:
Concordo.
Vanessa Maranzano:
Ed è questo il problema. Quindi siamo noi giovani, fra virgolette, che dobbiamo cercare di spingere, di diventare una maggioranza più positiva. Tanto che tutti i cambiamenti positivi da chi vengono? Cioè a partire da Greta Thunberg, da altri esempi? Non ho visto adulti d’esempio ultimamente.
Allison Dye:
Sì. Se è di conforto noi giovani che siamo qui in America vediamo la stessa cosa, che noi giovani abbiamo un mondo proprio distrutto. Ci son pregiudizi, razzismo, l’omofobia, cioè proprio un disastro. Il mondo sta crollando, cioè proprio si sta bruciando, anche per come quelli che sono venuti prima di noi hanno trattato la terra e quindi vediamo sto mondo che è proprio distrutto e tocca a noi giovani aggiustare e sistemare tutto e penso che sì, tocca a noi.
Vanessa Maranzano:
Ma c’è un distacco generazionale assurdo, il fatto è che noi che dovremmo essere senza speranza o tristi o questo e quell’altro abbiamo il doppio della loro forza e nonostante questo veniamo criticati costantemente perché vi faccio anche l’esempio. Ah, questi giovani che fanno i lavori sui social. Intanto noi abbiamo cercato di creare nuove forme, di fare qualcosa dopo che voi ci avete consegnato un mondo devastato, mah…
Nicole Calvani:
Qua ci vorrebbe un applauso!
Allison Dye:
Si!
Vanessa Maranzano:
Perché su questo poi si ricollega all’argomento medici? Perché gli unici medici minimamente gentili che ho conosciuto erano molto più giovani. Di solito più adulti sono più mi hanno trattato malissimo. Poi non so se sono sfortunata io, ma comunque potremmo fare infinite puntate su tutte queste potenziali discorsi che stiamo aprendo. E per tornare all’argomento social, poi io ho cominciato a fare Bullet Journal perché dovevo gestire troppe cose. Come voi sapete, noi dobbiamo gestire sempre troppe cose e non riuscivo più letteralmente a gestire la mia vita. Quindi il metodo “bullet journal” mi ha aiutato a cercare di avere una specie di calma mentale e quindi ho cominciato ad aprire un’altro profilo dove postava il mio bullet e questa cosa è diventata sempre più grande perché io da piccola disegnavo. Poi non so perché ho abbandonato, ho ripreso questo mio aspetto creativo ed è diventata la mia salvezza. Perché diciamo che per me quando creo sono gli unici momenti in cui riesco a scordarmi tutto il male che vivo. E sono le uniche cose che mi crea proprio, mi danno felicità fino a quando poi io mi sono laureata, cioè ho finito la specialistica nel 2020, quindi in piena pandemia con le pantofole, mi sono laureata. E poi da lì ho detto, ma oltre a usare questo profilo per la creatività, perché non farlo diventare un profilo in cui parlo di comunicazione, però in modo creativo? Eh, il mio obiettivo sarebbe rompere gli stereotipi in tutti i sensi, sia quando si parla di malattia, sia quando si parla di comunicazione, sia quando si parla di qualsiasi cosa. Cioè io vorrei fare passare il messaggio che puoi essere più cose. Vorrei fare passare il messaggio che non è vero che bisogna avere queste determinate regole in un certo modo, anche dal punto di vista lavorativo per quello che riguarda il marketing e la comunicazione. Vorrei fare tante cose.
Allison Dye:
Sì.
Vanessa Maranzano:
Spero solo di riuscirci a poco a poco. E poi l’ultima cosa che è nata è stata la pagina di “ironia cronica” con un’altra ragazza adorabile che è Giulia, che nasce sempre da quel discorso là, cioè perché io rido e mi piscio dalle risate con tutti i meme americani. Però se li cerchi italiani non esistono. E quindi ho detto OK, rimediamo pure a questo.
Nicole Calvani:
Eh, cavolo Vane, cioè hai fatto ottocento cose. Tutte e ottocento direi che sono più che valide e hai anche raggiunto praticamente tutti gli obiettivi perché io ti vedo eh cioè ogni giorno produci, produci, produci nonostante comunque tu nonostante la tua salute, perché purtroppo c’è da dirlo. Quindi cioè tanto di cappello bimba, come si dice in toscano, no?
Vanessa Maranzano:
Diciamo che io sono una persona che è troppo dura con se stessa, quindi posso fare cento cose ma mi rimprovererò sempre per le altre due che non ho fatto perché la vivo male questa cosa che la mia salute mi rallenta perché io mi sveglio con in testa ottocento cose da fare, magari anche in modo irrealistico, e poi? Due.. quindi c’è una parte di me che fa dai, hai fatto comunque dei passi, i piccoli passi sono meglio di niente, dai datti dei meriti. L’altra parte che dice? Porca miseria, non sono riuscita a fare quello che voleva, mi innervosisco quindi?
Allison Dye:
In questo mi ci vedo bemissimo.
Nicole Calvani:
No, cioè a me servirebbe una mini Vanessa in questo momento che tutti i giorni la tengo qui vicino a me, mi motiva a studiare per la maturità e a scrivere questa tesina haha.
Allison Dye:
Davvero. Vorrei un pochino anche io..
Vanessa Maranzano:
Ma poi sono stata operata, poi mi sono incazzata e penso che la rabbia sia il mio motore, la mia forza motrice. Ma ho perso un anno perché sono stata operata, stavo malissimo, non riuscivo più andare all’università, quindi sono andata fuori corso. Questo però alla triennale. Poi ho detto OK, dovevo dare 10 materie più la tesi e ho detto OK, o dai 10 materie più la tesi in un anno oppure non ti laurei mai più.. a forza di incazzarmi ci sono riuscita.
Nicole Calvani:
Ecco, vedi che a volte serve rabbia.
Vanessa Maranzano:
Dovevo fare ottocento pagine al giorno ma alla fine ci sono riuscita. Ecco.
Nicole Calvani:
Vabbè dai, anche lì si produce no?
Vanessa Maranzano:
Si.
Allison Dye:
Io vorrei una frazione della tua energia, e cioè solo una frazione, cioè piccolissima.
Vanessa Maranzano:
Vorrei vedermi come mi vedete voi, perché non vi vedo così straordinaria?
Nicole Calvani:
Beh bimba, non ti preoccupare. Che poi allora io adesso inizio io un bel lavoretto con te a scriverti ogni giorno cosa fai, cosa non fai e poi vediamo. OK, perfetto, io motivo te e tu motivi me e poi vediamo. Ok allora ci sarà una lista lunghissima. Papìri, su papìri, forza, forza.
Allison Dye:
Vanessa, sei veramente una ragazza eccezionale, cioè unica. E penso che parlando con te sto pensando un pensiero di continuo, che noi siamo umani complessi, non possiamo essere solo una cosa, siamo veramente complessi. Siamo fatti di più di un nostro carattere, non siamo solamente pieni di energia. Siamo anche stanchi, certe volte proprio con le malattie. A volte stiamo bene, ma non stiamo sempre bene, stiamo male certe volte e penso che quello che fai tu, cioè è veramente un lavoro eccezionale, perché non solo stai diffondendo informazioni sulla vita con una malattia invisibile, ma stai anche lavorando per insegnare alle persone come comunicare meglio le loro storie, raccontando anche la tua.
Nicole Calvani:
E non solo, non solo.,
Allison Dye:
Sì, sì, sì, fai tantissime cose. Perché sei una persona complessa e lo siamo tutti e non dobbiamo nascondere una parte di noi per essere solo la parte più bella. Non dobbiamo dimostrare solo quella parte di noi che stiamo sempre bene,siamo sempre positivi. No, no. Abbiamo anche dei momenti bruttissimi che non si vedono su Instagram e penso che il lavoro che fai è davvero importante.
Nicole Calvani:
Concordo.
Vanessa Maranzano:
Mi commuovo, che poi a parte che hai fatto un discorso bellissimo, ma poi veramente mi rendo conto che è quello che vale per tutto. Cioè, pensate che mondo bello sarebbe, se si passasse finalmente il concetto che appunto, siamo esseri complessi e fatti di sfumature, non esisterebbero più un sacco di cose tossiche che possono avere a che fare con la sessualità, che la gente crede che sia statica quando non lo è, che abbia a che fare con qualsiasi altra cosa. Ci sarebbe semplicemente empatia e accettazione. Cioè sarebbe il mondo dei sogni. Perché la gente non ci arriva? È così difficile?
Nicole Calvani:
Brava.
Allison Dye:
Pace ed amore per tutti.
Vanessa Maranzano:
Cioè io non lo concepisco, lo odio veramente. Ma sono stata sempre così. Cioè io mi ricordo che ero piccola e non sopportavo le ingiustizie. Cioè io andavo alle elementari e la maestra diceva a mia madre, sua figlia c’ha la sfida negli occhi, perché per l’educazione io non rispondevo e stavo zitta. Ma tu devi vedere come la guardavo la maestra quando per me lei faceva un’ingiustizia. Gli amici che mi chiamano che sono la paladina delle cause perse, quindi? Veramente.
Nicole Calvani:
Ma come cause perse.
Vanessa Maranzano:
Sì, perché io mi impunto che devo battagliare nelle ingiustizie, ma purtroppo a volte neanche ne vale la pena di prendere chi hai davanti purtroppo.
Nicole Calvani:
Concordo.
Vanessa Maranzano:
Non ce la faccio a vedere ingiustizia, a vedere la gente che così ottusa a volte non me lo spiego.
Nicole Calvani:
Soprattutto su Facebook, da quando condividono i post su www.schienabucata.it. No, nel senso quindi però vabbè.
Vanessa Maranzano:
Parte che non c’entro più. Cioè io vi dico perché devo entrare a stare male? e a fare nervosismo? No, no, no, no, proprio. Mi rifiuto, mi rifiuto.
Allison Dye:
Sì, sì, anche io, anche io rifiuto. Eh. È stato bellissimo parlare con voi oggi. Vanessa, ti ringrazio tantissimo e spero che tornerai per altre puntate perché ci sono un sacco di cose che abbiamo da imparare da te. Sei veramente un’ispirazione e solo parlando con te mi sento un po’ più energia.
Vanessa Maranzano:
Noo.
Nicole Calvani:
Concordo. Cioè anch’io davvero ora mi sento. Non lo so, ora davvero chiudo con voi la chiamata e mi metto a studiare voi non ci crederete mai.
Vanessa Maranzano:
Quando mi dici ste cose.
Allison Dye:
Vogliamo, vogliamo sapere allora, per chi non lo sa, perché io ti seguo dappertutto, perché veramente sei una ragazza eccezionale, però puoi dire dove ti possono seguire sui social chi ascolta.
Vanessa Maranzano:
Ah OK allora momento pubblicitario! Il primo dove faccio ricette per qualsiasi persona dell’universo. Cioè tipo hai un disagio con il cibo da me trovi ricetta lo stesso. Sì, mi chiamo “il girasole viandante”. In realtà sia nel profilo di cibo che nel profilo di creatività, comunicazione. Solo che il profilo di cibo ha gli spazietti. Quindi c’è il_ girasole_Viandante, mentre il profilo di diciamo comunicazione e creatività è tutto attaccato, scritto “ilgirasoleviandante”. E poi vabbè, ironia cronica è la pagina dei meme dove ancora di più cerchiamo di sensibilizzare sulle malattie.
Nicole Calvani:
Un profilo fantastico.
Allison Dye:
Ma sì, sì, io rido sempre. E allora seguite Vanessa in tutti questi posti. E in futuro parleremo anche di altre cose con Vanessa, perché come avete sentito, è una ragazza bravissima e simpaticissima.
Nicole Calvani:
SPOILEEER
Allison Dye:
Spoiler! Ci saranno altre puntate con lei, quindi andate a seguirla. Così continuate a conoscerla meglio e sarete incoraggiati anche voi. E intanto sapete che noi siamo “Ma se non sembri malata”, potete seguire su Instagram, su Facebook io non ci sono, però vabbè, ma non sembri malata c’è. E anche su Twitter e ascoltate questo questo podcast su Spotify o dove volete e condividetelo con gli amici. Grazie Nikita e grazie a Vanessa per essere stata con me oggi. È stata una chiacchierata bellissima e mi sento veramente felice di essere stata con voi.
Nicole Calvani:
Grazie a voi ragazze.
Vanessa Maranzano:
Io dico grazie perché mi avete fatto tornare il sorriso che ero un po’ depressa oggi, perché avete. Come si dice? Nutrito la mia scarsa autostima, quindi grazie.
Allison Dye:
No, benissimo, benissimo dai. Non vedo l’ora di fare un’altra chiacchierata con voi perché mi sono divertita tantissimo e penso che anche chi ascolta si sarà divertito. Quindi Ciao ragazze, grazie di tutto.
Vanessa Maranzano:
Ciao! un abbraccio.
Nicole Calvani:
Ciao, grazie a voi.