Parliamo Dell’Eutanasia Legale con Mattia Abbate

In questa puntata, insieme a Mattia Abbate, condividiamo le nostre opinioni e pensieri diversi su un argomento di cui si parla molto ultimamente; l’eutanasia legale in Italia.

Trascrizione

Questa trascrizione è stata scritta da Damir Chernichenko. Se vuoi aiutare anche tu con le trascrizioni del podcast contattaci!

 

[SIGLA INTRO: Musica, canzone con testo

“And I just know you go that somethin’,
That somethin’,
Somethin’ special ‘bout you”]

Allison Dye:
Ciao a tutti e benvenuti al podcast ‘Ma non sembri malata’. Oggi sono qui con Nicole.

Nicole Calvani:
Ciao a tutti.

Allison Dye:
E oggi abbiamo qui di nuovo con noi il grande Mattia Abbate.

Mattia Abbate:
Ciao a tutti.

Nicole Calvani:
L’apertura da Maria De Filippi vorrei precisare.

Allison Dye:
Che piacere averti qui con noi, Mattia.

Mattia Abbate:
Sì, anche per me fa molto piacere.

Nicole Calvani:
Sei tornato, Mattia, con noi.

Mattia Abbate:
Eh si che sono stato talmente bene, che poi sono tornato, vedi?

Nicole Calvani:
Ecco, vedi che poi tornano!

Allison Dye:
Si trova bene. Oggi tratteremo un argomento di cui si parla spesso in questi mesi, vero? È un argomento che ha tanti diversi pareri, tante diverse opinioni, ma noi oggi vogliamo avere un discorso tranquillo, anche se molto delicato, senza offendere nessuno, abbiamo tutti e tre dei pareri diversi perché ognuno è un essere umano complesso, quindi abbiamo tutti noi opinioni, pareri, esperienze diverse su cui vengono fondate le nostre idee su cose simili.

Nicole Calvani:
Decisamente direi, no hai fatto una presentazione da come si dice tipo psicanalista, stavo un attimo ripensando a cosa hai detto, mi piace, mi piace, esatto brava Allie, vabbè andiamo avanti.

Allison Dye:
Oggi parleremo del… è una parola molto difficile per me da dire perché con l’italiano faccio un po’ fatica, però se sbaglio, vabbè, mi capite. Parleremo della eutenasia.

Nicole Calvani:
Eutanasia!

Allison Dye:
Ecco.

Nicole Calvani:
Vedi, io ho imparato, perché anche per me che sono italiana è difficile, però…

Mattia Abbate:
Sicuramente complicato, vero.

Allison Dye:
Anche un argomento complicato, quindi giusto così, dai.

Nicole Calvani:
Io direi di far partire Mattia per l’apertura di questo argomento, ecco. perché Mattia comunque sta trattando questo argomento, giusto Mattia?

Mattia Abbate:
Sì, sì, giusto, anche perché nei prossimi giorni o la prossima settimana dovrebbe uscire un pezzo dove affronterò questa tematica, quindi sì, la tematica alla quale sto lavorando e che è molto importante, soprattutto prima cosa che c’è da dire è che Io cerco sempre di trattare questo argomento con molta delicatezza e punta di piedi, rispettando molto le opinioni di tutti, perché è un argomento che non c’è secondo me l’opinione del tutto giusto e del tutto sbagliato, c’è ogni opinione, ha le sue ragioni e le sue varie differenze con le altre opinioni comunque. Io ho un po’ questi idea, prima di tutto io credo che un motivo per cui mi fa pensare che sia comunque corretto votare per questo referendum, perché attualmente la legge diciamo che punisce molto anche chi decide di accompagnare una persona disabile a praticare l’eutanasia fuori dall’Italia. Secondo me, siccome non è una scelta facile, è una scelta sicuramente che un familiare non fa con la legge ad accompagnare Una persona a quell’aspetto, è importante che venga cambiato, perché è uno degli aspetti su cui il referendum pensava di intervenire. Una cosa importante secondo me è che questa legge, io credo che sia necessaria, però allo stesso tempo non deve essere che fatta questa legge si mettono un po’ in pace e dicano ok, abbiamo fatto una legge in favore delle persone disabili. Questa legge deve entrare a far parte di un progetto più ampio, nel senso che oltre a garantire un filo di vita più dignitoso, bisognebbe lavorare per dare forma a garantire una vita più dignitosa.
Perché secondo me se le persone vivono meglio probabilmente, alcuni magari che scelgono l’eutanasia non lo farebbero, perché rischiano di sentirsi condizionati. Perche se io vivo una condizione di disabilità grave, non posso uscire di casa, non posso fare niente, ovviamente diventa tutto più complicato e quindi è più facile che uno possa pensare di farla finita. Però ovviamente io posso anche dire questo che se poi ho una malattia d’ambiente complessa che può anche darsi che nonostante uno venga assistito nei migliori modi, comunque possa decidere di praticare l’eutanasia, per cui diciamo che alcuni motivi mi spiegano a dire che è importante, però bisogna comunque che ci sia un po’ di cautela, perché purtroppo in alcune parti del mondo, in alcune zone d’Italia, ci sono zone dove la disabilità, chi è disabile ha diritto a determinate cose, dove chi invece magari ha agevolazioni e l’assistenza, per cui è importante che si garantiscano condizioni migliori, però comunque la legge che io penso sia necessaria. Non so se mi sono spiegato bene, però è un po’ questo il mio pensiero generale.

Nicole Calvani:
Concordo pienamente con te, Mattia, soprattutto sul fatto che comunque se si fa questa legge, sì, ok, se viene approvata, benissimo, però che ci sia poi un altro obiettivo, ovvero quello di migliorare la vita del disabile. Non aggiungo altro perché hai detto tutto, Mattia, per quello che penso io. Tu Allie, invece, cosa ne pensi?

Allison Dye:
Allora io con me abbiamo già parlato noi tre insieme, anche prima di fare questa puntata, perché volevamo chiarire i diversi punti di vista. Io sono contro e ora vi spiego perché. Nella mia esperienza con i dottori, da quando ero piccolina, ho passato tante cose per arrivare alla mia diagnosi dieci anni in ritardo. Ho incontrato tantissimi dottori di cui non mi potevo fidare per un motivo o un altro. Ho avuto dottori che hanno detto sia a me che a mia mamma che stavamo inventando tutto, quando invece avevo la sclerosi multipla tutto il tempo, non mi hanno creduto.
C’erano dottori che hanno sbagliato diagnosi. Non do la colpa ai dottori, perché posso dire e ammettere che è stato un percorso molto difficile. Non si aspettava nessuno che ad otto anni avevo i primi segni della sclerosi multipla che di solito viene diagnosticato a 40 anni, ma anche a 50. Quindi anche per quello non è del tutto colpa loro, ma il fatto è che i dottori possono sbagliare. E poi so bene che i dottori a volte non ascoltano del tutto.
Ho avuto momenti quando sto magari ad una visita e sto cercando di spiegare i miei sintomi, cosa sto provando, che dolori ho. e sembra che non ascoltano nemmeno, oppure quando rispondono capisco del tutto che non hanno neanche davvero sentito tutto quello che ho appena detto e quindi la mia preoccupazione con questa legge è dare il potere ai dottori di finire una vita quando mi sembra che ancora non hanno imparato a tenerci in vita e a tenerci con una qualità di vita che noi meritiamo del tutto e quindi la mia paura sarebbe questa, perché ancora con la mia vita attuale non mi fido del tutto dei dottori, quindi non mi fiderei mai di loro se sto dando a loro il potere della morte. in poche parole. E so che questo è un argomento molto complesso, so che tanti lo vogliono anche per i motivi che ha elencato Mattia, che poi come ha detto lui, non ci sono pareri proprio sbagliati o giusti, ognuno deve pensarlo come si sente meglio la persona, non dobbiamo dire è tutto sbagliato, tutto giusto, penso che tante cose che hai detto sono giuste, abbiamo bisogno di una qualità di vita migliore, abbiamo bisogno dei dottori che ci ascoltano e che ci aiutano ad avere i diritti che noi meritiamo, però non mi sembra che sia il caso di dare a loro questo potere. Prima imparano a tenermi in vita e darmi la qualità di vita che io vorrei e poi magari più avanti si parla di questo.

Nicole Calvani:
Io penso che più o meno questo discorso però non va tanto contro di noi, cioè nel senso di noi, contro i pareri mio e di Mattia perché comunque tu citi sempre il discorso del dottore che comunque deve imparare a tenerti in vita e a diciamo a migliorare la tua qualità di vita. Su questo stiamo d’accordo tutti alla fine, però c’è da dire che non solo il dottore, c’è ci sono altre figure che dovrebbero a partire dai politici e non solo, che dovrebbero migliorare la nostra qualità di vita.

Mattia Abbate:
A volte basterebbe anche semplicemente mettere anche delle rampe per salire su un marciapiede.

Nicole Calvani:
Esatto.

Mattia Abbate:
Perché uno che arriva non puo scendere fuori di casa ed è ovvio che poi dopo non posso uscire di casa. Ma sto male, che cosa posso fare per la mia vita? Io infatti sono dell’idea che per l’eutanasia dovrebbero fare un percorso per arrivare a quella decisione. C’e non e che io firmo su foglio e dopo due o tre giorni, mi viene fatto, ci vuole tutto un percorso. è psicologico per capire anche se poi la persona veramente vuole fare quella scelta, se è davvero la scelta più corretta, perché in effetti altrimenti il rischio, come dite voi, che qualcun altro possa poi decidere di pagare per me.
Però sì, sicuramente, invece tornando al discorso sulla qualità della vita, sicuramente bisognerebbe lavorare su quello come primo aspetto, perché secondo me le due cose sono come dire è una cosa che ti dipende un po’ dall’altro. Cioè più le persone vivono meglio, meno sentiranno l’esigenza secondo me di arrivare a fare questa scelta. Poi è ovvio che magari, come stavo dicendo prima, magari uno sa che dopo che ha fatto tutto è possibile. Non c’è davvero niente da fare, però almeno uno sa di aver provato tutto quello che era in suo potere fare per contrastare la malattia prima di accettare le conseguenze di questa situazione.

Nicole Calvani:
Sì, concordo pienamente. È un tema che, meno male comunque, ora siamo a buon punto, mi pare. Non so se avevo letto più di 750 mila, mi pare, firme, siamo arrivati. Speriamo che comunque servano, cioè che più di 750.000 persone hanno firmato, ci sarà un motivo, che comunque si sbrighino a fare questa legge bene, benvenuta, però a discutere sulla qualità di vita del disabile, come migliorare la qualità di vita del disabile per non far arrivare il disabile a poi fare questa scelta, a meno che, come hai detto tu Mattia, non sia costretto a fare la scelta, costretto tra virgolette.

Allison Dye:
Penso che alla fine questa legge è servita anche ad aprire questi discorsi, perché anche se magari io non voglio che viene approvata come legge, mi piace vedere le persone che ne parlano, che parlano della qualità delle nostre vite e dicono ma i dottori quindi non possono fare tutto, perché secondo me tante persone che sono in buona salute non ci pensano neanche, perché per loro stanno male, vanno dal dottore e il dottore sistema tutto. Se tu incominci a pensare, a volte si arriva ad un punto in cui tante persone vogliono che possono finire la loro vita con dignità, allora i dottori non sono supereroi che possono risolvere ogni cosa e salvarci sempre la vita. Anche lì penso che se incominciano a pensare a queste cose, incominciano a dire, ma come sono messe le persone che già hanno una qualità di vita minore alla mia.

Mattia Abbate:
Soprattutto il problema adesso, secondo me, è che quando trovi dei dottori che conoscono la tua patologia, è un conto. Quando si trovano dottori che invece non sanno niente, però vogliono fare, e tu dici guardi che non è così che ti guardano come se tu stessi dicendo guardi che sono un medico, che so tutto, invece a volte ci potrebbe essere l’unità da parte dei medici di dire questa malattia guardi non la conosco, Non le so dire più di tanto, devi provare a trovare qualcuno che si intende. A volte dicono, se mi è capitato qualche volta, che ho avuto un parente con la distropia muscolare, quindi so che cosa vuol dire. Mi chiedeva se mi potevo alzare i piedi, che chi conosce questa malattia sa che alla mia età non è possibile. Era una dottoressa che conoscevo.
Una cosa comica, ma purtroppo fai capire che a volte c’è questo problema sicuramente.

Nicole Calvani:
Si, esatto.

Mattia Abbate:
Si deve ammettere l’ignoranza con questo che è assurdo.

Nicole Calvani:
Ma poi, secondo me, oltre al discorso dottori, c’è a dire al discorso pensioni, perché ci sono certe pensioni che sono davvero basse per la vita di un disabile. Come fa un disabile a mantenersi con 200 e passa euro al mese o 600 euro al mese quando si deve pagare i medicinali? Si deve pagare alcuni ausili che magari la muta non li passa, si deve pagare quello, cioè è impossibile. L’assistenza che non viene data per 800 mila motivi che ti dicono. sono troppe le cose, troppe le cose, e quello è proprio il problema, perché se fossero solo i dottori, tra virgolette, ok, rimetto sempre tra virgolette perché poi non vorrei che si capisse male, sarebbe anche bello, cioè se solo uno fosse il problema, il problema è che ci sono troppi problemi e se ne parla ancora troppo poco, cioè se ne parla e non si fa, è quello.

Mattia Abbate:
Per esempio, per quanto riguarda la mia malattia, già che sono di Lombardia, per le malattie gravi, simile alla mia, c’è l’opportunità di avere contributi per la vita indipendente. Però sono contributi che se poi si va a vedere in concreto, cioè comunque tu dovresti pagare più di una persona, perché ho bisogno dell’assistenza 24 ore. Per una persona adesso non lo trovi, però comunque ti chiede dei giorni di riposo, per cui… da vivere da solo e a parte da me. Una parte dei contributi ti vengono dati anche se vivi con la tua famiglia, ma un’altra parte dei contributi non ti viene dato se tu vivi con la famiglia e devi vivere da solo.
Però i prezzi e i costi sarebbero talmente alti che poi alla fine con la mia malattia dici, ma piuttosto che vivere da solo me ne sto a casa mia perché altrimenti non è giusto se uno forse trova una persona con cui andare a vivere. da solo per esempio, io conosco un poche che qualcuno l’ha fatto con le mie malattie simili alla mia, però non è facile perché è una sfida molto complicata e lo Stato non ti dà tutto questo sostegno, ci devi essere tu comunque a trovare i soldi che ti mancano e anche delle persone da poter assumere per un tempo così prolungato insomma.

Nicole Calvani:
Infatti, cioè proprio purtroppo e non saprei neanche come descrivere perché alla fine lo Stato ti dice sì, noi ti diamo una mano, ti aiutiamo, però dopo t’arrangi. Ecco, questo ti dice in poche parole. Noi ti diamo la spinta iniziale, poi dopo rimani lì. Magari non sempre perché c’è chi ce la fa e meno male, però insomma ci sarebbe davvero tanto da lavorarci su.

Mattia Abbate:
Poi anche secondo me quando anche dare magari punizioni più severe chi non rispetta le leggi in materia di disabilità, cioè quando un luogo non è completamente accessibile è stato appena costruito, per esempio, non va bene questa cosa. Comunque anche all’interno di una casa che a volte per poter modificare un ascensore perché magari non è accessibile bisogna poi mettere a racconto 200.000 persone al condominio che un po’ difficile e secondo me dev’essere un diritto senza dover discutere, però le regole le rendono sempre questo.

Allison Dye:
E ci vuole la collaborazione dalla parte di tutti come stiamo sentendo, cioè dalla parte del governo, del popolo, da tutti, da tutti.

Mattia Abbate:
Sì perché c’è anche le persone come per esempio questo referendum che sono state raccolte firme anche da persone che non sono disabili e importanti, perché questo fa capire che abbiamo bisogno anche del sostegno delle altre persone per portare avanti le nostre battaglie, perché se siamo noi sì, ma anche le persone non disabili è un segnale forte che tu dai alle istituzioni perché fai capire che c’è un interesse collettivo non solo nella categoria delle persone disabili. E questo è davvero una svolta importante, questa cosa.

Nicole Calvani:
Sì esatto io ho notato che tante persone non disabili hanno firmato per questo referendum e tante a cui io l’ho chiesto mi hanno dato la motivazione che in pratica mi hanno tutti detto a parte ovviamente magari le persone a me strette che mi vedono a me è un altro discorso però magari amici che non vedo spesso non sanno bene come vivo, come non vivo, hanno detto che se loro si trovassero in una situazione dove appunto dovessero avere un incidente o cose così e non potessero più far nulla per la loro vita, non dovessero più muoversi e tutto, loro vorrebbero appunto mettere fine a loro vita con dignità, ecco. e per una volta ho visto le persone che davvero per un attimo forse, come posso dire, è difficile spiegarlo, è difficile dargli dei termini giusti.

Mattia Abbate:
Perché c’è stata vicinanza forse da parte delle persone.

Nicole Calvani:
Sì, sì anche, esatto, perché c’è stata tanta collaborazione comunque da parte di persone comunque che magari non hanno neanche una persona disabile in famiglia e magari sono già sensibilizzati, sono un attimo… Bene!

Mattia Abbate:
Sarebbe un compatire, ma non nel senso di provare pena, ma di soffrire con te, cioè che io capisco la tua sofferenza e quindi voglio aiutarti a stare meglio, cioè quel senso di non difendere, cioè compatire nel senso che io comprendo Le tue difficoltà ti sono vicino, voglio aiutarti a superare magari le difficoltà, a migliorare la tua vita. Questo secondo me è un passaggio fondamentale. C’è l’alta tendenza a dire, guarda, poveretto, poverino, che è disabile.

Nicole Calvani:
No, no, guarda lì proprio.

Mattia Abbate:
Questo è proprio quello che deve cambiare. Se le persone ci guardano come persone che abbiamo una malattia, che però possiamo fare comunque tutte le stesse cose se avessi le stesse condizioni. Per esempio, abbiamo l’esempio che questo periodo le paraolimpiadi di persone che hanno disabilità, disabilità gravissime, che però comunque fanno sport e comunque sono contenti della loro vita, perché per esempio anche il tempo libero è un altro aspetto importante della vita delle persone disabili, e lo sport è un altro aspetto che molto spesso neanche si conoscono gli sport dei disabili.

Nicole Calvani:
Concordo.

Mattia Abbate:
E poi se abbiamo del tempo libero per il tema dell’istruzione, per cui ci sarebbe da fare una puntata solo su quello, perché anche lì di passi avanti ce ne sono da fare. Quindi penso su tutti questi aspetti che devo lavorare per far sì che una persona disabile sia contenta della propria vita, perché altrimenti se poi la vita la vivi e per la persona disabile vuol dire non poter fare niente, stare sempre in casa ed è inevitabile che poi uno non trovi motivi per andare avanti, anche se per quello. E’ un lavoro veramente importante che però io spero che, visto che adesso c’è stata questa vicinanza, che le persone veramente inizino anche a dire, insomma, istituzioni, fate qualcosa perché dobbiamo aiutare le persone disabili a far parte della società come tutti gli altri.

Nicole Calvani:
Esatto, concordo pienamente. Se dovesse essere approvata questa legge, io dovevo essere sincera, in parte, dico in parte perché c’è il discorso poi qualità di vita. in parte avrei, parlo per me, il cuore in pace, perché so che se un giorno, io mi auguro di no, dovesse aver bisogno dell’eutanasia, so che posso farlo in tranquillità. senza aver paura che magari la persona vicino a me che mi accompagna deve essere punita, senza avere paura, senza dover morire a casa mia. Voglio morire a casa mia con la dignità con cui ho vissuto comunque la mia vita.
Ecco, tutto qua, questo era un po’… Però è un 50%, perché ripeto, 50% sono in pace, ma sarò in pace al 100% poi al momento che magari forse inizio a vedere un po’ di passi in avanti verso la qualità di vita…di noi. È un bel discorso, un bel discorso, è un discorso che poi è davvero sarebbe da parlarne secondo me ore perché ci sarebbero cose infinite da dire, cose infinite da dire e ho un senso e ora sto parlando con… sono anche un po’ emozionata, devo essere sincera, perché è un tema che mi sta tanto a cuore.

Mattia Abbate:
Si, ti capisco. Poi anche per me è un tema sicuramente importante, perché comunque, ripeto, quello che non si deve fare è quello di dire magari questa persona è stata sbagliata oppure che al contrario ma Alla fine secondo me è corretto che ognuno debba essere… non dev’essere giudicato per il proprio pensiero su questo aspetto. Poi è ovvio che Ognuno ha la sua idea, però è meglio mettere insieme le idee di tutti, sia chi le racconta e chi le ascolta per arrivare, secondo me, alla decisione che sia più corretta possibile, che garantisca veramente una dignità a tutti quanti. Non so se l’ho spiegato tanto bene, ma…

Nicole Calvani:
Direi di sì. Proprio dall’inizio l’hai spiegato benissimo. Hai questo potere che vorrei avere anche io, Mattia, quindi… come Allie alla fine che anche lei è fantastica, poi la voce radiofonica è spettacolare anche lei.

Mattia Abbate:
Sì, veramente.

Nicole Calvani:
Però, ecco, Mattia una volta mi ricordo, mi hai detto anche, ora se mi ricordo bene perché sai che la mia mente spesso gioca brutti scherzi, una volta mi hai detto mettendo insieme i pareri di ognuno, che siano pro, che siano contro, magari viene fuori qualcosa, giusto? Dimmi se sbaglio.

Mattia Abbate:
Sì, sì, certo.

Nicole Calvani:
Secondo me è una bella cosa questa, perché ecco alla fine da entrambe le parti potrebbe venire fuori qualcosa speriamo di bello.

Mattia Abbate:
Sì, sì, è vero, proprio questo discorso che facevo io si è esattamente quello che volevo dire, ecco.

Allison Dye:
Proprio quello che abbiamo fatto oggi è condividere tutti i nostri pareri e secondo me possiamo essere anche un buon esempio per qualsiasi tipo di argomento, perché non solo abbiamo tutti i pareri leggermente diversi, con opinioni diversi per tanti motivi, ma siamo riusciti comunque a parlare di questo argomento senza insulti, senza litigare, senza offendere nessuno, abbiamo parlato delicatamente, abbiamo potuto condividere i nostri pareri e solo così si riuscirà a fare quello che ha detto Nicole, che è quello che ha detto Mattia, cioè mettendo tutti i pareri diversi insieme si può trovare una cosa, forse la cosa migliore, però solamente se tutto questo si può fare come abbiamo fatto noi alla fine.

Nicole Calvani:
Concordo pienamente.

Mattia Abbate:
E poi si mettono insieme a confronto e possono nascere le cose migliori, esatto, bisogna che ci sia un confronto costruttivo con le idee che poi si mettono insieme.

Allison Dye:
Si, si, esatto! Per me è stato un piacere immenso parlare con voi oggi di questo argomento, anche se ero un po’ ansiosa nel senso, devo essere onesta, avere un’opinione diversa a tutte le persone che sono intorno a me, mi fa venire un po’ di ansia perché io sono una che vuole mantenere sempre la pace, ma con voi mi son sentita talmente a mio agio. e penso anche voi, quindi abbiamo potuto avere un discorso bellissimo.

Nicole Calvani:
Assolutamente. Poi vorrei far notare, Allie, a chi ci ascolta, anche tu l’hai detto da sola ora, hai fatto un passo enorme, cioè hai dato la tua opinione che è importante, quindi io sono fiera di te. Ogni tanto sono dolce anch’io.

Allison Dye:
Grazie.

Mattia Abbate:
No ma hai fatto bene, è giusto dire la propria opinione. e parlare proprio come abbiamo fatto noi. Ovviamente se le persone poi reagiscono male così è l’atteggiamento sbagliato per la parte loro. Noi abbiamo espresso il nostro pensiero, che è stato anche molto bello esprimere il nostro pensiero, perché mi ha dato anche a me, comunque l’idea di capire meglio anche le opinioni degli altri è sempre l’idea che è importante sapere sempre le opinioni di tutti proprio per per poter avere anche un’idea piu vicina su quello di cui si sta andando a parlare.

Nicole Calvani:
Esatto, concordo.

Allison Dye:
Io non vedo l’ora di averti di nuovo come ospite Mattia, anche Nicole secondo me è d’accordo. E’ stato assolutamente un piacere, vi ringrazio per essere stati qui con me oggi.

Nicole Calvani:
Grazie a voi.

Mattia Abbate:
Grazie a te, anche a voi sì.

Allison Dye:
Vi mando un grosso abbraccio.

Nicole Calvani:
Un abbraccio grande.

Mattia Abbate:
Si, un abbraccio a tutti!

[SIGLA OUTRO: Musica, canzone con testo

“And I just know you go that somethin’,
That somethin’,
Somethin’ special ‘bout you”]

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