La storia di Daniela Petrillo

In questa puntata ascolterete la storia di Daniela Petrillo, parlerà delle sue diagnosi di bipolarismo di tipo 2, fibromialgia e artrite reumatoide.

Trascrizione

Ci servono le trascrizioni e purtroppo Allison e Nicole non hanno sempre il tempo di fare tutto da sole, quindi questa trascrizione è solo grazie ad Alessandra Vallera. Se vuoi aiutarci a trascrivere una puntata contattaci!

[SIGLA INTRO: Musica, canzone con testo

“Don’t you know that you are beautiful

Just the way you are

Just the way you came

No matter what the stars

No matter what they say”]

 

Allison Dye:  Ciao a tutti è benvenuti al podcast “Ma non sembri malata” Io sono Allie

 

Nicole Calvani:  ed io sono Nikita Maaaa questa bellissima e nuova canzone?

 

Allison Dye:  Eh sì pensavo di cambiare un po’ per questa nuova stagione perché è un nuovo anno, quindi ho pensato di cambiare alcune cose, ti piace?

 

Nicole Calvani:  tantissimo direi tantissimo E sono contenta di iniziare questo nuovo anno con te e oggi insieme al nostro ospite 

 

Allison Dye:  Io sono contentissima infatti di cominciare questa nuova stagione e oggi abbiamo qui con noi Daniela, benvenuta 

 

Daniela Petrillo:  ciao ciao ragazze Buon pomeriggio 

 

Nicole Calvani: Benvenuta Daniela 

 

Allison Dye: grazie che sei qui con noi, Grazie 

 

Daniela Petrillo: grazie a voi per darmi questo momento di spazio di parola Grazie davvero

 

Allison Dye:  è un piacere. Prima di iniziare a raccontare la tua storia vorresti presentarti a chi sta ascoltando… Come ti chiami, quanti anni hai, che fai nella vita?

 

Daniela Petrillo:  Yes! Allora io sono Daniela, ho 35 anni, sono qui con il numero 42 e… no allora, allora vivo a Milano ma sono calabrese, vivo a Milano ormai da quasi 18 anni, mi sono trasferita qui per gli studi universitari e poi ci sono rimasta. Sono designer, come da Cliché appunto stando a Milano posso essere solo designer…

 

Allison Dye:  ehehhe

 

Nicole Calvani:  ehehe

 

Daniela Petrillo:  ho studiato design, ho un dottorato di ricerca in design e da più o meno 7 anni lavoro come Service designer proprio nell’area sanitaria, la mia ultima esperienza lavorativa è stata di 4 anni all’interno di un grande ospedale di un grande gruppo di ospedali nell’area Lombardia quindi…

 

Nicole Calvani:  Ah però

 

Daniela Petrillo:  Faccio questo, sì, sì un po’ come stare a casa 

 

Nicole Calvani:  esatto. Eh, Giulia, eh sì, Giulia, ora ti chiamo Giulia perché lo spiego subito al volo, Daniela è la migliore amica di Giulia,  Giulia è stata in puntata con noi un po’ di mesi fa e quindi ora non so Daniela Quante volte ti chiamerò Giulia quindi Perdonami in anticipo 

 

Daniela Petrillo: non ti preoccupare

 

Nicole Calvani: Ora ho in testa questa cosa, mi ci devo abituare 

 

Daniela Petrillo:  La cara senza zuccheri aggiunti mi ha introdotto a voi, quindi va bene lo stesso, perfetto 

 

Nicole Calvani:  Perfetto, Grazie Giulia 

 

Allison Dye:  Ciao Giulia 

 

Nicole Calvani:  Detto questo, ehm, Daniela, quali sono le tue diagnosi, cioè io vado dritta al punto 

 

Daniela Petrillo:  Dritto al punto, allora ho una lista. La mia primissima diagnosi è avvenuta durante l’adolescenza ed è artrite reumatoide, inizialmente diagnosticata come artrite idiopatica giovanile ehm, successivamente fibromialgia. Conseguenza inarrestabile osteoporosi e molto molto più di recente, quindi cosa di un mesetto fa, bipolarismo di tipo 2, inizialmente diagnosticato, o meglio negli ultimi anni curato come depressione maggiore, ma che più di recente ha, diciamo, a seguito di tanta, tanta terapia, mi ha permesso di giungere, ci ha permesso a me e al mio psichiatra di giungere a questa conclusione quindi questo è il quadro

 

Nicole Calvani:  Ok allora io direi di partire dal bipolarismo di tipo 2 perché sinceramente noi non l’abbiamo mai trattato e sinceramente, di nuovo sinceramente ho detto, su Instagram o sui social in generale io ne vedo molto molto poco parlare se non niente o se no ho visto, ho scoperto, te poco fa eh, niente ci vuoi parlare un po’ di questa diagnosi, come viene fatta, come ve ne siete accorti, insomma…come…spiegaci.

 

Daniela Petrillo:  Sì, allora io avevo una vaga idea di appartenere più o meno, di essere più o meno, dentro lo spettro del bipolarismo perché ho un grande assist, mia sorella è psicologa. Già un po’ di tempo fa a seguito di una puntata di una serie “Modern Love” con Anne Hathaway, non so se la ricordate, ehm, in quella puntata, la protagonista, proprio Anna soffre di bipolarismo e quindi la puntata inizia con lei che balla all’interno di un parcheggio e quindi vive queste situazioni di enorme picco, si lascia molto lontano una persona in particolare un ragazzo che sembra interessarle molto, e poi, al momento in cui è decisivo, in cui ci deve uscire assieme, scompare e si chiude in casa insomma in questa puntata si vede che questo è un po’ il suo pattern ricorrente, il suo modo di comportarsi ricorrentemente, le crea notevoli problemi anche al lavoro e finché non ha il coraggio di parlare con la sua capa come confidente e di spiegare questa cosa. Mia sorella osservando questa puntata mi ha detto “Oddio sai che mi ricorda tantissimo te in alcuni momenti?”. E il fatto che me lo dica mia sorella, che è psicologa sì, ma che è anche mia sorella, ok ma non okayissimo. Io soffro di depressione ormai da tantissimi anni. Credo di pagare un po’ lo scotto di una cattiva gestione delle cronicità per via della patologia dell’artrite che mi è stata riscontrata quando ero ragazzina. All’epoca non si usava affiancare alla terapia farmacologica e ai soggiorni, ai lunghi soggiorni in ospedale, uno psicologo. Quindi io avevo, cioè io ho un portato personale che si è esplicato a un certo specifico punto della mia vita nel 2016 in particolare con un forte esaurimento nervoso che ha permesso sì una diagnosi di depressione maggiore ma questa non sono mai riuscita a curarla davvero nonostante le sedute di psicoterapia, la terapia farmacologica e poi le sedute di Psichiatria, ok? Il mio psichiatra è anche psicoterapeuta con tutto quello che ne comporta quindi proprio difficoltà nella gestione della vita quotidiana. Di recente la vera scoperta diciamo è avvenuta a inizio ottobre. Mi è capitato di perdere un amico molto molto caro e di aver vissuto in maniera molto vicina questa perdita, poi quando dico vicino Intendo anche di prossimità, di essere stata molto vicino alla famiglia di questa persona, si tratta di amici davvero tanto cari, e ho vissuto per la prima volta un dolore che mai avevo vissuto prima. Ero molto provata. Rientrata da questa esperienza comunque così forte, rientrata a Milano dopo una decina di giorni io sono andata a letto come era il momento, quindi molto triste molto sopraffatta, al mattino dopo io mi sono svegliata cantando. Felice, inspiegabilmente, ottimo umore, tante energie e lì ho detto ok, c’è qualcosa che non sta funzionando perché la mia realtà è una, il mio umore di adesso non c’entra niente con quello che mi sta succedendo poi ti dai anche tutta una serie di giustificazioni, a fronte di un forte shock 

 

Nicole Calvani:  sì

 

Daniela Petrillo:  ehm il tuo cervello reagisce in un modo, ognuno reagisce in maniera diversa, insomma, ci giri anche un po’ intorno. Però era davvero strano, era davvero molto strano perché non era accaduto nulla di bello o di piacevole quel giorno, quindi sono rimasta un po’ in ascolto, devo dire che aver praticato mindfulness nei mesi precedenti mi ha anche un po’ aiutata a considerarmi, cosa che prima non facevo granché, o comunque non con attenzione, non con consapevolezza e nei giorni successivi durante la mia seduta di terapia ho spiegato questa stranezza al terapeuta che ha avuto una sorta… l’ho visto, ho visto che il suo volto a un certo punto ha cambiato espressione e io ho usato la parola “ho sentito un interruttore”. Lui alla parola interruttore si è illuminato e ha iniziato a farmi delle domande un po’ più specifiche per poi portarmi a dire delle cose che io non avevo mai raccontato 

 

Nicole Calvani:  Mmmh

 

Daniela Petrillo:  ossia che a fronte dei periodi depressivi che nel mio caso sono sempre stati molto lunghi, io mi trovavo a vivere dei momenti, relativamente brevi, di durata di una due tre settimane al massimo, in cui ero di ottimo umore, grandi energia, proprio grandi energie, ma proprio vitali, anche fisiche di forza, un calo della fame, un calo del bisogno di dormire, ma soprattutto una forte disinibizione dal punto di vista sessuale e volontà di bere alcolici

 

Nicole Calvani:  mmhh

 

Daniela Petrillo:  tutto questo senza mai mettermi in concreto situazioni di pericolo, però comunque delle cose. E mi ha chiesto come mai non ne avessi mai parlato e io sinceramente non pensavo di doverne mai parlare, nel senso che nella mia testa c’è che a fronte di un periodo di lunga depressione, considerando che mi sto curando, che prendo dei farmaci, va da sé che possono seguire dei momenti di miglioramento 

 

Allison Dye:  Certo 

 

Daniela Petrillo:  mi stupiva sempre che fossero concentrati nel tempo, che fossero anche così prorompenti, perché comunque io ho l’artrite e la fibromialgia quindi io posso anche avere tutte le energie del mondo, ma le devo dosare

 

Allison Dye:  Certo

 

Nicole Calvani:  Sì

 

Daniela Petrillo:  perché non posso andare a fare la scalata perché poi il giorno dopo la pago. Posso avere le energie ma comunque le mie articolazioni e i miei muscoli hanno degli altri tempi e questo mi causava veramente dei piccoli shock perché era come se io volessi mangiarmi il mondo ma non avessi abbastanza fame o non avesse abbastanza piatti davanti. Quindi diciamo che le sue domande sono state molto puntuali e molto circoscritte e lì mi ha detto la seguente frase “Daniela questo cambia tutto”

 

Nicole Calvani:  mmmh

 

Daniela Petrillo:  e con tutto voleva dire la mia diagnosi, poi grazie a lui ho imparato che le parole hanno il peso che hanno, dipende da quello che vogliamo dargli Noi no?

 

Allison Dye: Certo

 

Daniela Petrillo:  Certo però cambia la terapia farmacologica e questo per me è stato abbastanza impattante, nel senso che io seguo la stessa terapia più o meno da 4 anni e mezzo, gli sono molto affezionata, sono molto affezionata alle mie medicine perché sono veramente il mio conforto e mi hanno permesso in questi anni di fare davvero tantissime cose, vedermele sottrarre, e quindi scalare il dosaggio, a favore di una terapia nuova che non conosco mi ha mandato davvero, come si suol dire a Milano, in sbatti.

 

Allison Dye:  Hehehe

 

Nicole Calvani:  ehehehhe, si immagino.

 

Daniela Petrillo:  Sì, queste sono state le mie ultime settimane. Sono d’accordo con voi, nel senso che la mia prima reazione è stata quella di chiedere aiuto ai miei genitori, di chiedere aiuto alle mie amiche, che sono le persone più vicine un po’ per prossimità e quindi vivendo da sola io ho i miei amici più vicino, e la mia famiglia perché ovviamente voglio che siano coinvolti 

 

Allison Dye:  Certo

 

Daniela Petrillo:  Voglio sapere che posso avere il loro supporto

 

Allison Dye:  Certo

 

Daniela Petrillo:  Dopodiché, ho cercato on-line, anche un po’ spinta dall’esperienza di Giulia e della sua pagina Instagram. Ho cercato on-line delle altre persone con cui parlare. Mi ha molto scocciata Googlare e trovare solo contributi da parte di psicologi o psichiatri, o forum contenitori in cui le persone fanno delle domande e chiedono delle risposte a dei medici esclusivamente online e quelli sono ambienti che io tendo a non frequentare. Ho provato a inserirmi in qualche gruppo Facebook che però…

 

Nicole Calvani:  eh mmh

 

Daniela Petrillo:  ehm io li ho trovati un po’ ostici, per il mio modo personalissimo di comunicare. Non demonizzo, però non sono… è come se entrassi in un locale in cui servono solo lattosio e pomodoro che sono le due cose che io non mangio e quindi…

 

Allison Dye:  sì sì 

 

Nicole Calvani:  sì 

 

Daniela Petrillo:  e quindi ho cercato su Instagram, e su Instagram ho trovato solo esclusivamente contributi in lingua inglese, di persone provenienti da tante parti del mondo ma esclusivamente in lingua inglese. In italiano e dall’Italia qualcuno che parlasse di questa cosa Io non l’ho trovato. E siccome mi vanto di avere delle ottime doti di ricerca soprattutto in quest’ambito, perché ho un dottorato ma so anche stalkerizzare molto bene..

 

Nicole Calvani:  eheheheh

 

Daniela Petrillo:  se io non l’ho trovato vuol dire che non c’è 

 

Allison Dye: mhmhm

 

Daniela Petrillo:  e allora mi sono detta Ok io ho bisogno di fare qualcosa perché sto..ho bisogno, ho sentito l’impellente bisogno di fare qualcosa e quindi ho creato la mia pagina che si chiama “I cieli d’Irlanda” che è veramente neonata. I cieli d’Irlanda perché appunto è una canzone di Fiorella Mannoia ma rispecchia davvero bene i miei sbalzi di umore, le mie variazioni. E’ un loop costante, io mi sveglio in un modo ma non so mica in che modo andrò a dormire o che cosa succederà durante la giornata

 

Allison Dye:  mmmhhh

 

Daniela Petrillo:  e mi piacerebbe attraverso questa pagina riuscire a intercettare delle persone. Devo dire che già in pochi giorni, grazie alla mia rete, ho ricevuto un paio di testimonianze, di contatti di persone, cioè non di caregiver, però di persone vicine a chi soffre di un disturbo bipolare, che non da bipolari stessi e quindi mi dico boh, ci stiamo vergognando? Abbiamo paura?

 

Nicole Calvani:  mhmhmhm

 

Daniela Petrillo:  non è colpa nostra

 

Nicole Calvani:  Sì sì, proprio ieri, io ed Allie ne stavamo parlando per una cosa che abbiamo fatto e io ho parlato poi…io ho avuto un periodo di depressione in adolescenza e nonostante io sui social mi apra da anni su questioni della mia malattia eccetera, non ho mai detto, non ho mai raccontato, di aver sofferto di depressione. Ho sempre avuto una sorta di chiusura e di paura del giudizio degli altri, no? Quindi penso ci sia forse tanto quello, perché c’è tanto davvero pregiudizio sulla salute mentale, ignoranza, tanta ignoranza a livelli assurdi, assurdi, e penso che quello che tu abbia fatto Daniela, sia qualcosa di fantastico, e penso che tu possa aiutare tante persone ad aprirsi, anche perché aprirsi comunque è sempre un… non dico una terapia, ma almeno una specie di terapia no? 

 

Allison Dye:  sì è una liberazione, forse

 

Nicole Calvani:  sì 

 

Daniela Petrillo:  poi io devo dire che probabilmente vivendo la malattia da quando ero bambina, sono davvero cresciuta all’interno di una sorta di cornice in cui si può parlare di tutto. Io non devo vergognarmi assolutamente di niente, e non è colpa mia. Mi dispiace molto quando le persone per ingenuità, non voglio dire ignoranza, o meglio ignoranza nel senso che ignorano, appunto, imbecilli nel senso che imbellano… No, nel senso che le persone sono più ancorate ad una determinata narrazione e io molto spesso mi sono trovata un po’ a rispondere stizzita, però poi nel tempo ho trovato delle mie risposte e quindi io mi ricordo una scena in cui io ho risposto male a una mia collega, lei mi ha guardata e pensando di sfottermi mi ha detto “Che c’è non le hai prese le goccine oggi?”

 

Nicole Calvani:  Madonna…

 

Daniela Petrillo:   eh io ci ho riflettuto e ho detto c**** ma sai che no! aspetta apro la borsa, tiro fuori le gocce e gli dico “Mi passi la bottiglia per cortesia?”

 

Nicole Calvani:  Brava 

 

Allison Dye:  Hai fatto benissimo

 

Nicole Calvani:  Madonna

 

Daniela Petrillo:  però cioè, cosa devo dire sì è così. Così come un mio collega, un giorno mi disse, vabbè non entro nel dettaglio dell’area in cui lavoravamo, però mi disse che la depressione non è certificabile, e molto spesso le persone sfruttano questo tipo di diagnosi per stare a casa. Lui non sapeva che io ne soffrissi quindi ho detto “Spiegami, espandi un attimo questo concetto perché mi interessa comprenderlo, cosa ti porta a dire che le persone si fanno… cioè che certificati le persone si fanno rilasciare in termini di depressione, perché noi, in quanto azienda, non possiamo vedere qual è la diagnosi, quindi di cosa stai parlando?” “Ma sai c’è un po’ questo mito del…” “Tu guarda, adesso ti spiego una cosa:  io soffro di depressione” Silenzio… 

 

Nicole Calvani:  Vabbè 

 

Daniela Petrillo:  e lui mi ha detto “Vabbè ma non sembra, non è vero” “Guarda, vuoi un certificato medico?”

 

Nicole Calvani:  Non sembra…

 

Daniela Petrillo:  “Cioè, se vuoi io ce l’ho e l’ho consegnato con tanto di invalidità all’ufficio di medicina preventiva, se vuoi scendiamo”. E anche lì In quel caso lui mi ha chiesto scusa. Io io comprendo la leggerezza con cui queste persone affrontano gli argomenti e io ho imparato a non offendermi, io non condanno la leggerezza con cui queste persone affrontano l’argomento però…io ho sviluppato nel tempo gli strumenti per rispondere, adeguatamente, e non lasciarmi toccare da questi modi di fare, mi rendo conto che invece tante altre persone questi strumenti non li hanno, li stanno acquisendo o non sono pronte o semplicemente hanno un diverso tipo… un diverso pudore di vivere la propria condizione per cui trovo che manchi molto delicatezza e soprattutto c’è questa sorta di intercalare “quindi sono depresso”, “si sono bipolare”, “sì sono borderline”, che mi dà un po’ i brividi nel senso che è come se io dicessi, non so, “ho la sindrome di Down”, “sono diabetica”, “ho la spina bifida”. Cioè ma quando mai mi viene in mente di dire una roba del genere.

 

Allison Dye:  Ma infatti

 

Daniela Petrillo:  io non comprendo perché queste condizioni siano sempre oggetto di etichette al punto da interiorizzarle in delle discussioni che esulano proprio dal tema della malattia mentale 

 

Nicole Calvani:  Sì

 

Daniela Petrillo:  quindi a me personalmente piace, piacerebbe riuscire a, non voglio dire normalizzare perchè mi sembra veramente una buzz word in questo momento, però, rendere le persone consapevoli del fatto che tu puoi usarla quella parola lì, però devi anche saperla contestualizzare e devi anche saper rispondere a fronte…e chiedere scusa a fronte di qualcuno che ti fa notare che quella cosa è indelicata 

 

Allison Dye:  certo 

 

Daniela Petrillo:  non tutti sono in grado di farlo e quindi io mi pongo nelle situazioni sempre con questo approccio, poi mi rendo conto che ho avuto fortuna a trovare il terapeuti giusti, ho un supporto familiare importante nel senso che entrambi i miei genitori hanno vissuto degli episodi depressivi e non hanno avuto nessun problema né ad andare in terapia ad assumere degli psicofarmaci e quindi questa cosa è assolutamente sdoganata con loro. E poi il fatto di lavorare in sanità mi ha sempre permesso di rendere questa conoscenza che io ho per esperienza diretta, renderla poi in una migliore qualità del mio lavoro relazionandomi con gli altri quindi…

 

Nicole Calvani:  bene

 

Daniela Petrillo:  di recente mi è capitato di partecipare ad alcuni incontri con all’interno di una RSA, che è una  casa di riposo per anziani e la cosa che mi hanno detto gli operatori e gli psicologi all’interno del lavoro che stavamo facendo è che il mio linguaggio e il modo di pormi evidenzia delle capacità che abitualmente da un designer non ci si aspetta 

 

Nicole Calvani:  mmh

 

Allison Dye:  Hai visto..

 

Daniela Petrillo:  ed io queste cose le ho molto interiorizzate e mi viene da dire che io faccio questo, me ne rendo conto, nel momento in cui io ho un problema, ho vissuto un problema, la mia unica e sola risposta è progettare per risolvere quel problema. Se la soluzione non c’è, me la devo cercare, me la devo produrre io e quindi in questo modo, quasi tutto mi è venuto naturale, nel tempo ecco 

 

Nicole Calvani:  direi direi, mi ricorda tanto, tornando a prima quando hai detto che ti dicono “Ma non sembri depressa!”, come succede nelle..

 

Daniela Petrillo:  È certo

 

Nicole Calvani:  Nelle malattie croniche, “Non sembri malata”, “ma non sembri depressa”, appunto perché la società purtroppo pensa che se uno è malato, uno è depresso, deve stare chiuso in casa con le occhiaie che arrivano fino a terra, bianco come il muro no?

 

Allison Dye:  mhmhm

 

Nicole Calvani:  e invece purtroppo tantissime persone che soffrono di depressione, almeno che non te lo dicano loro, non le vedi, non le vedi 

 

Daniela Petrillo:  No è vero, non le vedi e non vogliono probabilmente farsi vedere 

 

Nicole Calvani:  Esatto

 

Daniela Petrillo:  perché hanno paura dell’indicatezza altrui 

 

Nicole Calvani:  Cioè brava

 

Allison Dye:  Bravissima

 

Daniela Petrillo:  Questo è un tema. Io vabbè chiaramente mi sono affezionata alla vostra pagina perché mi sono sempre sentita dire “Ma sembri normale!”, “Ma non sembri malata!” 

 

Allison Dye:  ahahhaha

 

Daniela Petrillo:  Quando dico artrite mi dicono “Ma così giovane?”

 

Allison Dye:  Ah certo certo 

 

Nicole Calvani:  Fantastico proprio

 

Daniela Petrillo:  E lì mi parte il moralizzatore sanitario che dice “Allora adesso ti spiego la differenza tra l’artrite e l’artrosi. L’artrite è una condizione…” quindi devo dire che ho in questo modo ho scolarizzato un po’ tutti i miei conoscenti, però c’è una reale paura. Io poi in particolare, sento molto forte questa cosa nell’ambito lavorativo perché in Italia non ci sono politiche a sostegno e a supporto di chi ha delle condizioni croniche, sia come l’artrite, per esempio, sia condizioni di natura mentale e questo ci fa sentire ancora più esposti, più vulnerabili. Molto spesso, cioè io un po’ sorrido, però categoria protetta Innanzitutto dovresti proteggermi a prescindere perché io sono una risorsa da valorizzare e lavoro bene 

 

Nicole Calvani:  Amen, amen, brava

 

Daniela Petrillo:  e quindi forse dovresti mettermi nelle condizioni di lavorare al meglio. Dopodiché vogliamo dirci che per delle questioni burocratiche il paese in cui viviamo ci obbliga ad una serie di etichette perché rende più semplice l’interazione, ok, però ti dico io ho vissuto un episodio di burnout molto importante, questa primavera, e parlandone con amiche che vivono all’estero, in particolare in Belgio, il rientro a lavoro a seguito di una malattia, di un periodo di malattia di distanza dal lavoro per motivi di salute mentale sono normati:  quindi si rientra lentamente, con dei part time, part time verticale o orizzontale a seconda di quello che tu scelga, non vieni demansionato ma viene lentamente reintrodotto alle tue attività, ti viene, vieni affidato tra virgolette a un companion, ad un Buddy che ti supporta nel rientrare a lavoro, nel far sì che tu possa ritrovare un po’ il tuo centro, e questo processo può durare dai 3 ai 6 mesi. Quindi caspita, è una cosa, ed è una cosa enorme e soprattutto il tuo stipendio non viene in alcun modo intaccato da questo

 

Nicole Calvani:  Vedi..

 

Daniela Petrillo:  Io mi sono sentita veramente nel posto più sbagliato del mondo perché 

 

Nicole Calvani:  e beh

 

Allison Dye:  e Beh certo

 

Daniela Petrillo:  io sapevo che volevo rientrare a lavorare, io ero pronta per rientrare al lavoro, però non alle condizioni precedenti e una via di mezzo purtroppo non c’era, non mi era non mi era possibile. Quindi per me è stato molto più semplice, gli altri dicono coraggioso, per me no, assolutamente, sarebbe stato coraggioso rimanere nella condizione precedente, quindi lasciarsi sopraffare, per me è stato molto più semplice dire ok, non posso più lavorare a queste condizioni, cerco un impiego diverso, sempre nel mio settore, però qualcosa che sia un po’ più in linea con quello che io posso e voglio davvero fare. Io voglio rimanere nella mia coerenza e non mi voglio negare. Quindi da questo punto di vista ho fatto una scelta che mi ha molto tutelata e sono contenta. E sono contenta seppur, seppur è difficile, io comunque sono stata molto sostenuta e fortunata lo ripeto. È difficile dire basta. È difficile dire ok da oggi non voglio più questa cosa perché ne voglio un’altra. Significa cambiare vita, l’ho fatto, sto ancora prendendo le misure, però adesso per me sostenere, adesso capisco perché tutti i colloqui che io sostenuto fino ad oggi mi portavano dei livelli di stanchezza eccessivi rispetto a quello che mi aspettavo, perché? Perché il mio cervello è molto sotto stress se sollecitato quindi triggerato, perché poi si chiamano trigger, da queste situazioni 

 

Allison Dye:  Certo

 

Daniela Petrillo:  Cioè adesso lo so, e con gli stabilizzatori dell’umore farò in modo che che le cose migliorino ecco, l’obiettivo è quello 

 

Allison Dye:  sì 

 

Nicole Calvani:  Daniela io ti ringrazio, grazie di cuore, e vorrei chiederti..

 

Daniela Petrillo:  sì 

 

Nicole Calvani:  un messaggio che vorresti lanciare a chi magari è in una situazione simile alla tua o come la tua, insomma cosa vorresti dirgli?

 

Daniela Petrillo:  Io vorrei dirgli che se fa paura è ok, però questa paura non si combatte con il silenzio, si combatte necessariamente parlandone con qualcuno che sia un terapeuta, la propria migliore amica, la propria madre, la propria sorella, comunque con qualcuno. Scrivere, scrivere,  insomma cercare delle personali chiavi di parola di trasmissione perché poi uno stato d’animo veramente confuso quello che ci si trova a vivere, però riuscire a trasmetterlo con i propri modi alle persone che si ha più vicine è un primo passo. E poi una cosa che mi sento di dire, perché riscontro molto spesso questo,  le medicine sono una parte del percorso 

 

Allison Dye:  MMm

 

Daniela Petrillo:  non risolvono il problema, non fanno miracoli ehm mettono semplicemente una pezza. La cosa che noi dobbiamo fare è imparare a pensare diversamente e per farlo dobbiamo essere supportati da persone che ci guidino nel farlo. Quindi è proprio chimica, cioè un cambio dei circuiti neuronali, un allenamento che noi dobbiamo far fare al nostro cervello e senza nessuna presunzione, ma noi non possiamo farlo da soli se c’è gente che ha studiato per fartelo fare, allora un po’ di fiducia

 

Nicole Calvani:  Brava

 

Allison Dye:  Wow bellissime parole

 

Daniela Petrillo:  Sostengo fortemente questa cosa

 

Nicole Calvani:  Brava Daniela, applausi qua Alli

 

[Applausi]

 

Allison Dye:  si, poi applausi qua perché sinceramente volevo anche dirlo, che ho letto tanto tempo fa, adesso non mi ricordo chi era, ma parlavano della salute mentale e la frase che ha detto mi ha colpito per sempre, ha detto “Ho imparato che oggi i farmaci non sono magici” e parlava della salute mentale ed era delusa totalmente tanto perché lei si aspettava che magari prendendo un farmaco sarebbe tutto migliorato, quindi questa visione questa prospettiva è molto importante secondo me 

 

Daniela Petrillo:  no io ho imparato sulla mia pelle che i farmaci ti possono anche distruggere. Poi chi soffre di patologie croniche lo immagina, lo sa, il tuo corpo cambia Io mi sono trovata a fare delle cure per l’artrite reumatoide durante l’adolescenza, che è un periodo delicatissimo per il corpo, per una ragazza ed ero in sovrappeso con i peli in faccia e mi odiavo e mi vergognavo tant’è che non esiste nessuna foto di me a quell’età, quindi i farmaci possono fare tanto bene ma tanto male. I farmaci che riguardano l’ambito mentale in particolare non sono farmaci che possono risolvere il problema, vanno inseriti dentro una cornice, altrimenti non funzionano. Se tu non permetti al tuo cervello di provare a fare dei pensieri diversi, la farmacologia arriva, il principio attivo, la molecola arriva fino a un certo punto ma se trova sempre… è come non avvertire una persona che in una città sono cambiati i sensi di marcia:  quella persona continuerà a fare esattamente sempre la stessa strada così come la molecola, e però nel frattempo i sensi di marcia stanno cambiando… allora si va in tilt, c’è bisogno di fornire delle nuove mappe e in questo senso io, io credo molto nella psicoterapia e credo molto nei farmaci anche perchè lavoro in sanità e ho lavorato per tantissimi anni a contatto con medici e ricercatori e credo veramente in questo, deve essere ina combinazione da solo, ma anche solo la psicoterapia da sola arriva fino a un certo punto, da un certo momento in poi c’è davvero bisogno di un supporto quindi…

 

Nicole Calvani:  Concordo 

 

Daniela Petrillo:  quindi le due cose… sì è un approccio integrato, è veramente un approccio integrato che poi insieme, e soprattutto se consideriamo che andiamo sempre verso una medicina personalizzata… Per esempio io ho scoperto, è una cavolata però finché non ti misuri non lo sai, io ho scoperto che posso accedere ai farmaci a dosaggi, cioè posso assumere dei dosaggi esclusivamente inferiori a quelli che sono già i più bassi sul mercato perché ho un tempo di reazione eccessivamente veloce, e quindi devo sempre farmi fare delle preparazioni galeniche 

 

Nicole Calvani:  Ah però

 

Daniela Petrillo:  Sembra una cavolata, però per me è uno sbattimento andare in farmacia

 

Nicole Calvani:  Eh

 

Daniela Petrillo:  tornare in farmacia informazioni chiederlo poi quello originale, ma io non sono andato dal medico, l’ho portato stampato che me l’ha mandato via mail allora poi devi tornare, cioè in questo modo io però so che ho la mia cura mia, e non mi farà mai male. Non va bene quello che compro e basta 

 

Nicole Calvani:  esatto

 

Daniela Petrillo:  Come ci sono arrivata grazie a una persona che mi ha detto “Ehi tesoro, guarda che questo mal di testa non dovresti averlo”

 

Nicole Calvani:  mmh mhh

 

Daniela Petrillo:  E quindi affidandosi alle persone giuste secondo me si fa un gran passo avanti

 

Allison Dye:  sì 

 

Nicole Calvani:  sì 

 

Allison Dye:  sì sì penso anche io

 

Nicole Calvani:  Hai ragione, hai proprio ragione.

 

Allison Dye:  Penso che tutti dobbiamo pensare alla salute mentale con una prospettiva diversa, dobbiamo prendere tutte queste diagnosi sul serio proprio come qualsiasi altra diagnosi, come Giulia e il diabete. Cioè lei non solo deve pensare alle terapie farmacologiche eccetera ma, come ogni persona, c’è da pensare a tutte le parti che ci fanno stare bene, cioè l’attività fisica, il sostegno e supporto psicologico, è un insieme. Per ogni diagnosi, non c’è solo un modo di curare una diagnosi e deve essere …

 

Nicole Calvani:  esatto

 

Allison Dye:  preso sul serio. Proprio come la mia sclerosi multipla. Perché la depressione è seria quanto qualsiasi altro tipo di diagnosi

 

Nicole Calvani:  Esatto

 

Daniela Petrillo:  Assolutamente, aggiungo solo una citazione del mio psichiatra che mi ha fatto ridere in un momento in cui ero veramente devastata. Piangevo, piangevo molto, dicendogli “Basta, non ne posso più di queste medicine, mi sembra assurdo che io debba vivere in questo modo per sempre, non vedo la fine del tunnel”, lui mi ha lasciata sfogare, io devastata, le lacrime, trucco sciolto, e lui mi guarda, serissimo e mi dice “We, ma tu cosa sei, più s****** della Giulia?” 

 

Allison e Nicole ridono… ridono… 

 

Daniela Petrillo:  “o è la Giulia più stronza di te” “In che senso, non ho capito”, mi hai detto “la Giulia secondo te, lei è felice di vivere con l’insulina? io sono felice di prendere la pillola della pressione da quando ho 28 anni? No! Ognuno c’ha le sue, questa è la tua, tienitela! Cioè se succede a tanti, però arrivati a un certo punto bisogna anche fare pace, e se fai pace, il percorso diventa meno tortuoso”

 

Nicole Calvani:  Vero

 

Daniela Petrillo:  E io dopo aver fatto questo paragone con la mia migliore amica, ok alzo le braccio ci ha ragione lui, è giusto così 

 

Nicole Calvani:  Bellissimo. È giusto così E niente Daniela dove possono seguirti sui social che ti sta ascoltando?

 

Daniela Petrillo:  Sì volentieri. Appunto, ho aperto questa nuova pagina che si chiama i cieli di Irlanda, e per cui vi inviterei a seguirmi lì, se avete voglia di fare capolino e fare un saluto e condividere qualcosa mi fa super piacere. Cercherò il più possibile di continuare a postare in lingua italiana, proprio perché dal punto di vista inglese ci sono davvero tantissimi contenuti e tanti profili interessanti, mi piacerebbe poter essere una voce italiana, che usa un linguaggio italiano proprio per essere trovabile, e proprio per usare i nostri linguaggi, quelli che dicevamo prima essere un po’ i nostri modi di, di parlare e di capirci e poi magari questo un po’ più avanti, spero vivamente di riuscire a far arrivare queste queste voci anche a persone che fortunatamente non soffrono di questo disturbo,però di sicuro si relazionano con la diversità. Ecco.

 

Allison Dye:  Sì brava 

 

Nicole Calvani:  sì 

 

Allison Dye:  No fai una cosa davvero coraggiosa perché..

 

Daniela Petrillo:  Grazie 

 

Nicole Calvani:  Davvero e noi ti ringraziamo per essere stati qui con noi oggi perché…

 

Allison Dye:  infatti…

 

Nicole Calvani:  Perché è importante anche questo p**** miseria, ci vuole tanto coraggio, nsomma 

 

Daniela Petrillo:  No grazie grazie a voi perché Comunque senza la vostra pagina Io non sarei arrivata anche da altre pagine, mi fa mi ha sempre fatto ridere “Ma tu non sembri malata!”

Allie Nikita ridono

 

Daniela Petrillo:  no perché come te la aspetti una malata? Insomma quindi anche il vostro approccio ironico è stato di sicuro, Io ho fatto questo passo molto di recente perché avevo proprio bisogno di parlare. E non l’avrei fatto se non avessi trovato intorno a me delle persone che già lo fanno e lo fanno in modo che, nel modo in cui mi interessa, e quindi mi sento di avere degli sparring partner, delle persone vicine e non mi sento così sola, ecco quindi grazie 

Aliie:  Ecco proprio questo il nostro sogno con la comunità ma non sembri malata e ringraziamo infatti chi sta ascoltando questa puntata in questo momento. Vi chiediamo comunque di andare subito a seguire Daniela e di condividere questa puntata anche sui vostri social perché, non siamo soli 

 

Nicole Calvani:  Esatto esatto. Io posso solo che concordare 

 

Allison Dye:  Grazie di cuore Daniela 

 

Nicole Calvani: Grazie, unn abbraccio grande 

 

Daniela Petrillo:  Grazie

 

Allison Dye:  e un abbraccio a tutti coloro che ascoltano 

 

[SIGLA OUTRO: Musica, canzone con testo

“Don’t you know that you are beautiful

Just the way you are

Just the way you came

No matter what the stars

No matter what they say”]

 

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